Gucucuuuu, gucucuuuu …
Bubbolava dall’alto della grande quercia il vecchio gufo.
Ecco:era il segnale.
Trasportate da soffici nuvole spumeggianti, arrivavano le custodi del bosco.


Cullate dal vento planarono sull’impeto della cascata, fino giù in fondo alla valle, spargendo al loro passaggio, polvere di stelle che magicamente risvegliava
ogni singolo fiore dal lungo torpore invernale.
Gli alberi furono i primi ad accoglierle con i loro lunghi rami protesi e mentre atterravano su un prato ancora assopito, madre natura si preparava a germogliare feconda i nuovi frutti.
Gli occhi lucenti del selvaggio felino intanto scrutavano l'orizzonte,e dal giaciglio che dominava la valle ,con le sue lunghe vibrisse solleticò le narici della sua inseparabile compagna.Erano una strana coppia,tanto diversi fisicamente,quanto affini caratterialmente, vittime o artefici dello stesso indomito destino.
Nel frattempo lo scoiattolo per primo procurò rami e sterpaglie, mentre il grande tasso sfregò le sue unghie sulle bianche pietre, fino allo scoccare della prima scintilla.
Una leggera coltre di fumo avviluppò l’intero falò e come per incanto, il grande fuoco cominciò ad ardere.
I topolini squittendo in un passa parola portarono le ghiande rimaste nelle loro tane vicino al falò .Lo sciame di api si accinse a portare invece, il loro miele migliore,mentre dall’alto dei pini argentati, i cardellini fecero a gara per portare più bacche possibili.
Tutto stava prendendo forma per quell’ importante festa.
Come ogni anno, nel plenilunio di  primavera tutti si preparavano al  grande evento.
Le lucciole, ancora frastornate iniziarono la loro danza nel buio di quella magica notte, perfino i pesci guizzavano di tanto in tanto fuori dal ruscello per cogliere
quel passaggio fatato.La famigliola dei ricci, che è risaputo sono i più  dormiglioni del bosco, furono gli ultimi a svegliarsi in mezzo a quel fervore, ma appena appresero la notizia si incamminarono per non mancare all’evento.
Lo scintillio del fuoco si intravedeva da lontano ed era la stella cometa che guidava anche il più  piccolo animale del bosco.Il  crepitio della legna che ardeva infondeva nell’aria un magico suono, preludio dell’iniziare delle danze.
Ecco che le streghe, termine usato dagli umani per definire ciò che non si conosce e non si controlla, in realtà altro non erano che spiriti liberi, mandati dal cielo,
frutto dell’amore e portatori della saggezza e della conoscenza.
Solo loro conoscevano infatti il segreto e i benefici  di ogni singola pianta.
Ma questa volta Lei era lì…
Una semplice e umile donna, preclusa alla monotonia di una vita normale, si era smarrita nel bosco, imparando ,per sopravvivere , a cibarsi di quello che madre terra le offriva. Lei e il grande gatto selvatico con cui vagava erano diventatati l’ emblema della amicizia  per tutti gli animali del bosco.

Quella notte non erano saliti sulla grande quercia  dove avevano il loro giaciglio per riposare, bensì  intrepidi aspettavano vicino al fuoco  quell’incontro tanto atteso…
Finalmente era notte inoltrata quando tutti ballavano attorno al falò.
Insieme si unirono in un unico  fraterno girotondo, animali e streghe, spiriti liberi e sacri che emanavano solo l’essenza dell’anima in quel vorticoso danzare.
Timidamente  il primo bagliore di un tenue raggio di sole fece capolino oltre le fronde più basse. Lentamente il  chiarore del primo albeggiare  risucchiò gli anfratti più bui, fino a mettere a fuoco ogni  angolo di quel  bosco incantato.
Ad un tratto Lei si accorse che era rimasta sola, con l’ultimo pezzo di brace fumante ormai annerita accanto e il suo amico felino che la guardava esterrefatto,
entrambi si resero conto che quella notte li aveva resi speciali…
Con quel magico rituale, aveva appreso che la bontà  era poca cosa da sola, per questo le conferirono saggezza e conoscenza  da usare come scettro contro la
malvagità e l’ipocrisia degli uomini,  perché solo la luce  della verità illuminava il loro connubio che altro non era, che l'essenza di due spiriti liberi …